La categoria dei lavoratori autonomi, giuridicamente parlando, è molto ampia. Ci sono le persone senza partita IVA che, grazie anche all’avvento della gig economy (“economia dei lavoro temporaneo”), collaborano da freelance con le aziende. E sopratutto sono lavoratori autonomi i cosiddetti “professionisti” che gestiscono in prima persona un portfolio clienti, come delle piccole imprese.
Quanti sono i freelance in Italia?
Il lockdown e la pandemia da Covid-19 hanno causato una diminuzione di occupazione per tanti lavoratori e i freelance non hanno fatto differenza. Secondo l’Istat per la prima volta il numero degli autonomi era sceso sotto i 5 milioni di persone. I dati del secondo trimestre 2021 (aprile-giugno) dell’Osservatorio sulle partite Iva del dipartimento delle Finanze ci portano però una buona notizia: le aperture tornano ai livelli pre-covid e anche le cessazioni sono in calo: ben 25% in meno di partite IVA chiuse non solo rispetto al 2020 ma addirittura rispetto agli anni precedenti. La crescita è positiva e ci fa ben sperare per la ripresa dalla pandemia.
Chi sono le partite IVA: le differenze con gli altri autonomi
Secondo l’art. 2222 del Codice Civile sul Contratto d’opera i lavoratori autonomi compiono, in via del tutto occasionale, dietro corrispettivo, un servizio o un’opera prevalentemente in proprio senza vincolo di subordinazione. La cornice giuridica è quindi molto ampia: chiariamo meglio di chi stiamo parlando.
Da una parte abbiamo i lavoratori autonomi occasionali, il cui compenso annuo non può superare i 5000 euro (soglia di esenzione dall’obbligo contributivo). L’attività lavorativa deve avere quindi carattere totalmente episodico e saltuario. Il pagamento avviene con l’emissione di una notula cui vengono imputate le imposte IRPEF: un anticipo sulle tasse del lavoratore, versato dai clienti. Bisogna quindi calcolare e inserire la ritenuta d’acconto sul documento: 20% della remunerazione per i residenti in Italia e al 30% per quelli all’estero.
Dall’altra parte, chi lavora con continuità deve aprire una Partita IVA, comunicando all’Agenzia delle Entrate l’inizio della propria attività entro, massimo, un mese. L’obbligo vale anche se non si supera i 5000 euro all’anno: il discrimine quindi non sono gli introiti bensì la solidità lavorativa. Aprire la partita IVA è un adempimento obbligatorio e chi esercita la propria attività senza esserne provvisto è soggetto a sanzioni.
Spesso accade che i freelance inizino la propria professione come lavoratori occasionali per poi, col tempo, aprire una partita IVA a regime forfettario: un modello fiscale agevolato, con obbligo contributivo di versamenti alla Gestione Separata INPS. Il possessore di partita IVA, rispetto al lavoratore occasionale, ha un “appeal” maggiore giacché si qualifica come più professionale, anche grazie alla possibilità di usare la fatturazione elettronica. In questi casi, data la maggiore complessità dell’attività lavorativa, può essere veramente d’aiuto un software gestionale come Paciolo pensato come supporto amministrativo per imprese e professionisti.
Quali sono i contratti di lavoro autonomo
I lavoratori autonomi con partita IVA, prima di fornire una prestazione, stipulano con il cliente un contratto che mette in chiaro le modalità del rapporto professionale. Questo tipo di accordo scritto viene definito contratto d’opera, ed è obbligatorio per alcune categorie di Liberi Professionisti (traduttori, fotografi, ecc.). La prestazione d’opera si concretizza in un’obbligazione al risultato: il professionista ha diritto al corrispettivo solo se realizza l’opera “a regola d’arte” e secondo quanto previsto dal contratto. Per questo motivo i professionisti più “furbi” mettono nero su bianco tutte le informazioni principali già all’interno del preventivo. Patti chiari, amicizia lunga!
Diverso è il contratto d’appalto, secondo il quale l’opera viene realizzata attraverso mezzi e risorse organizzate (e non da un singolo individuo). Di solito questa tipologia interessa di più le imprese, ma esistono gare d’appalto aperte anche alle persone fisiche in possesso di partita IVA.
Per il lavoro autonomo occasionale, invece, la presenza del contratto varia in base alle esigenze e alla volontà di committente e lavoratore. É comunque sempre consigliabile redigere un documento condiviso per ogni incarico accettato, fosse anche solo attraverso uno scambio di email.